Se è vero che l’Associazione Jonathan è nata nel 1993, allora son passati più di trent’anni. E sai quante fotografie abbiamo negli occhi di questo tempo del mondo cambiato.
Hanno i volti dei ragazzi dell’area penale, così li chiamano, quelli che ad un certo punto creano un corto circuito ed entrano in conflitto con la giustizia. Quei ragazzi “cantati” da Pasolini e Eduardo, da Dickens e da mille altri ancora. Abbiamo cercato strade, insieme a loro, spesso le abbiamo trovate. Abbiamo puntato sull’inserimento lavorativo e l’incontro con l’Indesit e con Vittorio Merloni ha segnato un passaggio, una rivoluzione che si rinnova ogni volta che un’azienda assume un “nostro ragazzo”. Abbiamo immaginato il mare come risorsa e strumento ed è nato il Progetto Jonathan – Vela che, strada facendo, si è arricchito con l’assegnazione a Jonathan di Blue Marlin II “Le Principesse”, una barca confiscata per tratta di essere umani che adesso li culla gli esseri umani, gli insegna ruoli e modi di stare al mondo, quello che noi chiamiamo “disciplinamento”. Siamo andati in Senegal a cercare l’acqua, a provare a tradurre il nostro impegno con i ragazzi in un'altra lingua, in un altro mondo e oggi a Dougar c’è un pozzo e l’acqua da poter bere. Dentro ognuna di queste cose abbiamo fatto rete, e abbiamo messo insieme quello che abbiamo imparato e quello che abbiamo insegnato provando a raccontarlo attraverso il Premio Responsabilità Sociale “Amato Lamberti”, che insieme a Gesco, realizziamo da undici anni.

Dai ragazzi partiamo e ai ragazzi torniamo. Sempre.
I ragazzi, i “nostri ragazzi”, quelli che a Jonathan e Oliver mettono in discussione sé stessi e il buongiorno e il buon appetito che non dicevano e non avrebbero detto. Ci sono loro dietro e dentro le fotografie, scattate e vere, che abitano questa mostra. Qui proprio qui, in un luogo simbolico e sentimentale, una libreria, la Mondadori, dove nell’aria aleggiano milioni di parole ma mancavano queste, scritte per immagini.

Jonathan è le comunità. Jonathan è comunità. Ruota tutto attorno a questa parola. Prima di ogni orizzonte, di ogni prospettiva, prima di ogni sogno e di ogni progetto, prima di qualsiasi futuro ci sta la comunità, quella tessitura lenta ma costante che crea una relazione, un incontro, con i ragazzi e con il loro mondo. La comunità, per loro, è un ponte. E se si affacciano dall’altra parte vedono che c’è bellezza anche dove pare sia tutto perduto.

Qualche anno fa ci parve che la fotografia fosse una stupenda metafora di questa comunità come ponte. Fissare le immagini e coglierne poi i particolari, guardare anziché vedere. Una suggestione, uno slancio. Lo condividemmo con Manfrotto – VidendumMedia Solutions.

E nacque Picture of Life. Oggi Picture of Life, è un laboratorio che è diventato modello. Un paradigma.

Prende corpo ogni anno, da undici anni, a Scisciano, e poi esplode per le strade, nei luoghi della bellezza. Ora è qui. Davanti a voi.